Il Manoscritto di Tolosa
Dio si serve di cause seconde
 
Scritto e scrittore
I personaggi
A.D. 70
Anno 1273
Il Processo
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Glossario

  Albigesi, Catari
  Consoli suffetti
  Manoscritto di Khenoboskion
  Farisei, Sadducei, Esseni, Zeloti
  Religionum diversitatem

 


Albigesi, Catari

Tolosa accoglieva tutti, diventando, di fatto, un focolare di eresie, e fornendo, spesso, dignità concettuale anche alle teorie più anticlericali.
Non a caso in quei territori si svilupperà una fede eretica che invisa al Papa, verrà repressa con la prima crociata contro gli Albigesi e che culminerà con un episodio assai sanguinoso: la condanna al rogo di 255 eretici.
Nonostante tale repressione, l'eresia non venne cancellata dal territorio: anzi si evolse in una religione ancora più attinente ai puri dettami del Vangelo: la religione Catara.
I Perfetti, come amavano farsi chiamare i predicatori di tale fede, continuarono a praticare e diffondere il loro culto in segreto, reclutando adepti in tutti i ceti sociali, senza distinzione alcuna, soprattutto nelle zone di più difficile accesso per gli organi dell'Inquisizione.
Si svilupparono quindi diversi insediamenti Catari ma in modo irregolare, a macchia di leopardo, fatto dovuto sia a motivi economici e sociali, sia alla presenza di diaconi più o meno efficaci nella predicazione della nuova fede.
C'erano tra i nuovi adepti, ad esempio, alcuni degli eredi di nobili e ricche famiglie, ma, al loro fianco, c'erano borghesi, ricchi o poveri, contadini, artigiani, soldati di mestiere (che abbandonarono la loro attività incompatibile con la nuova dottrina), vagabondi e chierici rinnegati; insomma una massa irregolare ed eterogenea di uomini che nella nuova fede volevano riscoprire gli originali insegnamenti di Cristo.
In alcuni villaggi tutti gli abitanti erano Catari; in altri non ce n'era nessuno o pochissimi e dovevano pertanto nascondersi agli altri e lo stesso accadeva anche nelle città, dove comunque i cattolici ortodossi continuavano a rappresentare la maggioranza della popolazione.
Soltanto a Tolosa, grazie alla sua università ed alla concentrazione demografica, ci si trovava in una città tutta profondamente Catara.
Lì i Perfetti, alcuni dei quali rivestivano la dignità di vescovi, erano molto ben accolti, spesso protetti ma, comunque, sempre guardati con ampia simpatia.
Essi potevano muoversi tranquillamente, predicare, tenere riunioni, fare addirittura pubblici dibattiti.

Consoli suffetti

Nei giorni passati ho condotto con immane fatica le mie nuove ricerche su Seneca: ho appreso che Paolo aveva di certo conosciuto il fratello di lui, proconsole di Acacia.

A noi sono giunte ben dodici delle loro missive; ma ve ne sono altre, di natura assai riservata e la cui presenza traspare negli stessi scritti, ma delle quali oggi si è persa totalmente traccia.
Vero è che dai testi a mia disposizione ne risulterebbero quattordici; ma molto probabilmente due di queste sono apocrife ed io le scarterei senz'altro, poiché contengono imperfezioni linguistiche tali che, se accettate per buone, estenderebbero la loro inattendibilità a tutte le altre.
In passato così è stato, permettendo agli studiosi cristiani di concludere che Seneca e Paolo non si conoscessero affatto, buttando via l'acqua sporca con il bambino.
Ma così non è: dodici missive sono certamente autentiche e solo due non lo sono: quella relativa all'incendio del 64 e l'ultima, ambedue aggiunte probabilmente all'epistolario da una mano estranea.
La datazione di tali dodici missive è assai importante: alcune infatti sono datate prendendo a misura sia i consoli ordinari che quelli suffetti, un uso che cesserà solo col III secolo, a certificare che non possono essere state, comunque, scritte dopo tale periodo.
Inoltre, tutte e dodici appartengono agli anni compresi fra il 58 e il 62, al periodo, dunque, in cui Seneca era ancora potente.
Per verificarne l'autenticità basterebbe analizzare le epistole solo dal punto di vista linguistico; non occorre altro!